Descrizione
Il mondo delle istituzioni locali e della politica si mobilita per cercare di scongiurare la chiusura della Casa di riposo "Venanzio Santanera".
"Mi impegno a convocare la prossima settimana un tavolo di lavoro permanente che veda confrontarsi il commissario straordinario, il presidente della Pro Infantia, la Regione e i suoi amministratori astigiani, i rappresentanti sindacali, i sindaci della Valtriversa" la dichiarazione del primo cittadino Anna Macchia a conclusione dell'incontro pubblico che si è tenuto ieri in una gremita Sala Bordone. Poi la rassicurazione: "Terremo informata la popolazione sull'evolversi della situazione: la preoccupazione sul futuro della struttura non è solo del Comune, che ha indetto l'incontro, ma di tutta la comunità".
Ieri tra il pubblico molti dipendenti (complessivamente 18) e parenti degli ospiti, che occupano 39 posti letto su 40.
Figure chiave dell'incontro il commissario straordinario Pietro Endrizzi, nominato nel 2022 dalla Giunta Regionale e prorogato per i prossimi sei mesi, e Stefano Amedeo Guslandi, commercialista e revisore dei conti, a capo dell'associazione Pro Infantia Aps Ets che da un anno e mezzo gestisce la struttura dopo il recesso della cooperativa Kcs Caregiver (vanta crediti per 900 mila euro, sarebbe disposta a transare). Da poco la Pro Infantia ha avviato la procedura di licenziamento del personale, annunciando di voler chiudere la "Venanzio Santanera" a fine mese.
Endrizzi si è detto rammaricato, ha esposto la situazione e risposto a molte domande del pubblico, ribadendo che la gestione ordinaria della casa di riposo funziona, ma che le entrate non sono sufficienti per sanare i debiti pregressi e per sostenere la manutenzione straordinaria della struttura (si teme, tra l'altro, che vada in blocco la caldaia dell'impianto di riscaldamento, lasciando al freddo gli anziani), assolvendo anche alle prescrizioni impartite dall'Asl. Altre indicazioni fornite da Endrizzi: nessuna manifestazione di interesse ai due bandi emessi per dare in gestione la struttura per trent'anni; caduto nel vuoto l'appello all'imprenditoria locale per garantire nuovi fondi capaci di tenere in vita la struttura; nessun risultato positivo dall'incontro con la Banca di Asti per la concessione di "un'iniezione di denaro garantita" a fronte di un mutuo ancora da pagare di 600 mila euro.
"Servono al più presto almeno 400-500 mila euro che attualmente non ci sono - ha spiegato il commissario - Per la Regione, con cui mi sono confrontato ancora stamattina, la strada è quella che va verso la cessazione dell'attività".
Guslandi ha ribadito: "Con 40 posti letto, la casa di riposo è una microstruttura che non riesce a produrre reddito: o il territorio risponde alla chiamata sull'immissione di nuovo capitale oppure non ci sono le condizioni per restare aperti. Lo studio delle carte ha rivelato, nel 2021, che i debiti non erano quelli indicati: non 180 mila euro, ma 1 milione e 800 mila euro". Negli interventi del pubblico molte richieste di chiarimento, anche sull'esito di un esposto alla magistratura per ravvisare eventuali responsabilità del vecchio Cda, e soprattutto l'invito a "prorogare di un anno l'attività".
Un minimo spiraglio Guslandi lo ha aperto: "Sto ragionando se arrivare fino al 30 novembre, domani mi confronterò con i lavoratori". Per i consiglieri regionali "La casa di riposo è privata, l'aiuto non può darlo la Regione, ma gli imprenditori e le banche" (Sergio Ebarnabo), "Il confronto con la Regione non può essere fatto solo con i dirigenti, occorre delineare al più presto un percorso politico che ci faccia operare tutti insieme" (Fabio Isnardi).
Poi è toccato ai rappresentanti sindacali Luca Quagliotti, Cgil ("Se c'è la volontà politica qualcosa si può fare, anche Finpiemonte potrebbe intervenire"), Alessandro Delfino, Cisl ("La vicenda della Città di Asti non ha insegnato nulla, chiudere le case di riposo significa non soddisfare il bisogno di welfare che esprime questa provincia"), Armando Dagna, Uil ("C'è bisogno di più tempo per esplorare le possibili soluzioni").
Attraversata da differenti stati d'animo e necessità impellenti (la voce rotta di un uomo al microfono: "Un mio parente disabile è ospite a Villafranca: paghiamo una retta di 2100 euro al mese e adesso chi ci aiuta?"), la platea al termine è stata rassicurata dal sindaco Macchia: "Ci impegniamo a trovare una soluzione politica: partiamo da qui, faremo tutto quel che potremo".
Al completo la Giunta Comunale, con la presenza in sala del vicesindaco Katia Pelissetti e dell'assessore Daniele Chiolerio, e del Consiglio.
Nella foto: i relatori all'incontro in Sala Bordone: al centro Macchia e Endrizzi
Villafranca d'Asti, 10 ottobre 2024
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Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2024, 09:44